La donna che lavora.
Leggo su LaRepubblica :
"L'Italia un paese di veline, le donne sono solo oggetti".
Secondo Adrian Michael, corrispondente a Milano del Financial Times
"la presenza di donne in politica, nella pubbica amministrazione e ai vertici del business è più bassa che in Italia soltanto a Cipro, in Egitto e in Corea del Sud".
E' triste,
ma vero.
"(..)potrebbe esserci un legame fra l'onnipresenza di maggiorate in abiti discinti sui nostri mezzi di comunicazione e la scarsità di donne ai vertici della politica, del business, delle professioni in Italia"
????
Il signor Michael si dice "stupefatto dal modo in cui televisione e pubblicità dipingono le donne; e ancora più sorpreso dal fatto che apparentemente nessuno protesta o ci trova qualcosa di male".
Immagino si aspetti, quindi,
che nessuna protesti
sentendosi chiamare "maggiorata in abiti discinti".
Nemmeno la pompinara di sua madre.
"Come esempi del fenomeno, oltre al cartellone della Canalis per la Telecom, cita le vallette del gioco a quiz di Rai Uno L'eredità, la pubblicità dei videofonini della 3, le vallette di Striscia la notizia, l'abbigliamento della presentatrice sportiva Ilaria D'Amico di Sky Italia".
Ora, io mi chiedo:
Che cazzo c'entrano l'abbigliamento della D'Amico,
i culi delle Veline, le tette della Canalis
con la mancanza di accesso per le donne
ad alti inacarichi politici??
Volete farci credere che se la Canalis
si mettesse un vestito a collo alto
e lungo fino alle caviglie
sarebbe eletta Presidente del Consiglio?
"Non esiste più il femminismo" dice Emma Bonino.
Certo che no, se contunuiamo ad accettare che
il problema per "la donna che lavora"
siano "(...)gli orari dei negozi ("impossibile fare la spesa il lunedì mattina, il giovedì pomeriggio, la sera e la domenica")".
Scusa Adrian,ma..
per l'uomo che lavora
i supermercati hanno orari diversi???